“Breve come un secolo” - Lettura e decodifica filosofica del testo filmico Dedalo, la fuga e altri racconti

Descrizione sintetica dell'attività con eventuale indicazione dell'area tematica di riferimento

La filosofia del Novecento presentata attraverso il cinema in otto incontri di 3 ore ciascuno. Otto questioni presenti nelle riflessioni di importanti pensatori contemporanei, sviluppate nelle decodifiche cinematografiche di otto relatori esperti di filosofia del cinema: un modo alternativo di svolgere la lezione di filosofia, attraverso lo smontaggio di film, il cui contenuto, per ciò che narra, per come è affrontato, per l’idea che sottende, si ritiene foriero di interpretazioni filosofiche.

Obiettivi formativi e Competenze Attese

- Partecipare in maniera interattiva alla vita della scuola.

- Sviluppare uno spirito creativo e collaborativo tra studenti e docenti.

- Sviluppare le tecniche di analisi del contenuto, per comprendere le motivazioni e gli obiettivi che sono alla base di ogni messaggio filmico, nonché gli effetti che esso produce sugli spettatori.

- Impiegare strumenti di decodifica del testo filmico, scoprendone non solo gli aspetti tecnico-formali più significativi, ma anche l’eventuale risvolto filosofico.

- Favorire l’acquisizione dei fondamenti del linguaggio cinematografico.

Destinatari

Max 30 studenti – Max 20 docenti per aggiornamento.

Qualora non si riuscisse a ripristinare l’ordinaria presenza a scuola causa emergenza Covid-19, le lezioni si svolgeranno tutte in videoconferenza, previa visione domestica dei film in rassegna.

 

I referenti di progetto: Proff. Gaetano Panella e Mannato Tedino

Interazioni...il Libro

Umberto Curi incontra gli studenti del Liceo Rummo

 

Partecipa alla Terza Edizione di Breve come un secolo il celebre filosofo italiano, particolarmente attento alla pop-sofia ed alle contaminazioni del sapere col cinema e l’arte.

 

Decisamente fuori dagli schemi ordinari la lezione del professor Curi tenuta nell’Aula Magna del Liceo Scientifico G. Rummo l’11 febbraio 2015. A metà tra lectio magistralis, tenendo conto dell’altezza del relatore, e lezione-spettacolo, quello con Umberto Curi è stato un vero happening per gli studenti del Rummo: sui due maxischermi presenti in sala compariva un enorme videobox interattivo con numerose locandine. Cliccando su ogni locandina era possibile selezionare una clip, che permetteva al relatore di trovare lo spunto per avventurarsi in sorprendenti considerazioni filosofiche. Così, i ragazzi selezionavano temi e clip, ed il celebre filosofo, peraltro sostenitore dell’impiego del cinema nella didattica della filosofia, spaziava da Leibniz ad Heidegger, da Agostino a Derrida, coinvolgendo gli studenti in appassionanti quanto incredibili ragionamenti.

Due ore di filosofia sono interminabili, se si pensa ad una disciplina austera e cerebrale, come veniva considerata fino a poco tempo fa, ma non se sono affrontate con la perizia e la competenza di chi, come Umberto Curi, professore emerito della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Padova, sa rendere la complessa materia fruibile e meravigliosamente vicina alla realtà. La sua lezione si inserisce nel progetto che il Dipartimento di Filosofia del Liceo Scientifico G. Rummo porta avanti da tre anni. Breve come un secolo è, infatti, il corso di Cinema & Filosofia che gli insegnanti del Rummo tengono con successo, coniugando la visione di film con la spiegazione di importanti teorie filosofiche.

Curi ha sottolineato la valenza del cinema come strumento di formazione culturale, mettendone in luce la funzione determinante nella crescita intellettiva e nella promozione della riflessione filosofica. Proprio attraverso il film e le immagini si riescono a cogliere microscopici dettagli e spunti per poter scovare dentro il nostro essere ciò che pensiamo o proviamo e che non siamo capaci di esternare. L’emozione dell’immagine non mostra certo verità assolute, ma spinge a porsi domande con le quali è possibile intravedere un senso o una soluzione a ciò che turba maggiormente.

Il tema di esordio è il tempo: cosa è il tempo, si chiede il filosofo attraverso la prima clip selezionata dagli allievi: il primo film preso in considerazione è 21 Grammi, di Alejandro González Iñárritu, che scompone il tempo narrativo, violandone i canoni tradizionali, ed enfatizza i temi trattati ricorrendo ad un montaggio decostruttivo e destabilizzante. Curi ha presentato con maestria le tematiche fondamentali poste dal film, soffermandosi, in un primo momento, proprio sul tempo. Cosa è il tempo allora? “Se nessuno me lo chiede so di cosa si tratta, se qualcuno me lo chiede non so cosa rispondere”: così Sant’Agostino scriveva nelle sue Confessioni. Crediamo di sapere cosa sia, pensiamo di poterlo imprigionare in un quadrante di un orologio, come se fosse qualcosa di esterno a noi. Ma è davvero riducibile alla misura degli orologi o è più sfuggente, più misterioso? Forse il tempo dipende dal nostro modo di viverlo, è qualcosa che cammina insieme a noi, è il dono più prezioso che ci è stato regalato, forse è ciò che di più esauribile abbiamo, forse è il filo conduttore che intercorre tra l’inizio della vita e la morte. E dopo un indugio sul titolo del film, che, come si sa, allude al peso dell’anima, come si legge anche sul relativo manifesto,il filosofo ha spiegato il perché delle tinte cupe e dei toni drammatici del lavoro, in cui al tema della tragicità della morte si affianca il problema di perseguire una vendetta personale per la morte dei nostri cari.

Umberto Curi cita Jacques Derrida, secondo il quale “le uniche cose che si possono perdonare sono quelle imperdonabili”. Il forte ossimoro, quasi enigmatico, racchiude in sé la validità del perdono. Perdonare è l’atto più difficile, estremo e puro che si possa compiere: perdonare situazioni e azioni del tutto veniali è inutile, è qualcosa che tutti e proprio tutti potrebbero eseguire. Ma perdonare, nel vero e nel massimo senso della parola, è per le cose assolutamente inammissibili, è per coloro che riescono a superare, non a dimenticare comportamenti e atti che spesso si aggrappano stretti alle scapole e lacerano dentro.

Si passa, poi, a commentare il film di Clint Eastwood Gran Torino, che ha la particolarità di un finale in cui si crede che la vendetta personale prenda il sopravvento: lo spettatore si aspetta che il protagonista Walt Kowalski, interpretato da un Clint Eastwood lontano dagli stereotipi cui ha abituato il suo pubblico, estragga la sua pistola per battersi contro il gruppo di teppisti che avevano aggredito e violentato una ragazza a lui cara. Walt, di fronte ai suoi nemici, non fa altro che tirar fuori il suo accendino e morire, trafitto da decine e decine di colpi, sapendo della presenza di testimoni. Eastwood, incarnando la figura, quasi paterna, e desiderosa a tutti i costi di giustizia per quella famiglia abusata, offesa ed umiliata, preferisce immolare se stesso per qualcosa più grande di lui. Sceglie di far trionfare la vita attraverso la sua morte, sceglie di combattere contro la violenza non con altro sangue, ma con il suo forte desiderio di far prevalere il giusto su qualcosa di privo di logica, di morale e di buon senso.

E continuando con il tema della violenza, gli studenti affrontano insieme al professore Curi l’esegesi di film come Nella Valle di Elah, di Paul Haggis, ed Elephant, di Gus Van Sant. Il primo film coinvolge, il secondo strania.Curi ricorre al mito di Prometeo incatenato per fornire la sua chiave di lettura: Prometeo, per aver donato il fuoco agli uomini, subisce la collera di Zeus e viene incatenato ad una roccia dal Potere (Κράτος) e dalla Forza (o Violenza, Βία) che lo hanno catturato. In questo mito Βία, ovvero la violenza, è in silenzio, basta la sua presenza a far sì che la scena sia dura. E proprio come nel mito, anche nella nostra realtà, la violenza non parla, non si espone, ma ha la forza di essere presente in ogni dove, nonostante sia inefficace ed inutile. E il silenzio della Violenza è fortemente avvertibile nelle potenti scene di Elephant.

Per alleggerire la lezione i ragazzi selezionano altri argomenti, ricorrendo alla visione di clip tratte da film come Moulin Rouge, di Baz Luhrmann, e Adele H. Una storia d’amore, di François Truffaut. Il primo, ispirato alla Traviata di Verdi, potrebbe sembrare un film di intrattenimento, un musical scontato e banale, ma in realtà cela una grande opera, finalizzata a raccontare la drammaticità di una storia d’amore, in cui il binomio amore-morte è il reale protagonista. Del secondo, invece, viene commentata la sequenza finale, di forte impatto: la giovane Adele Hugo è riuscita dopo mille ostacoli a trovare il suo uomo, ma quando lui la riconosce e vuole parlarle, lei è impassibile e sembra che non riesca a vederlo neppure. L’interpretazione corrente porta alla considerazione della donna accecata dalla pazzia, ma Curi spiazza il pubblico, sostenendo che Adele non è pazza, ma è guarita, poiché lei era innamorata non del tenente, ma dell’idea stessa dell’amore, delle inaspettate e uniche sensazioni che l’amore le avrebbe portato, dell’“amore intransitivo”, quello che fa amare il proprio amore, quello che fa amare la condizione in cui si è, e non l’oggetto in sé.

Sono passate in fretta le due ore con Curi, attraverso riflessioni che hanno avuto un importante effetto sui ragazzi, vicine come sono alla loro quotidianità, nonostante i giovani siano spinti a vedere la realtà con occhi diversi. Dalla morte al perdono, dalla vita all’amore, dalla passione all’odio, dalla rabbia alla gioia…

Grandi applausi per Umberto Curi alla fine della lezione, e da parte degli allievi dello Scientifico Rummo la consapevolezza di poter avere qualche strumento in più per intraprendere un percorso di introspezione più sapido e coinvolgente.

 

Valentina Montini

Studentessa del Liceo Scientifico G. Rummo

da Il Sannio quotidiano, 14 febbraio 2015

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La Nuova Raccolta di Saggi di Cinema & Filosofia

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Interazioni: visioni chiastiche di vissuti possibili

Breve come un secolo – III Edizione

INTERAZIONI – Visioni chiastiche di vissuti possibili

Che un regista compia valutazioni di stampo filosofico prima di realizzare un lavoro cinematografico è abbastanza scontato, ma che si rifletta filosoficamente su un film, non limitandosi a mere considerazioni contenutistiche o estetiche, è una novità di questi anni: una specifica analisi filosofica del cinema, che permetta interazioni tra linguaggi differenti, che sovrapponga l’iconico al verbale, che risulti esercizio teoretico in un contesto pragmatico è un po’ il senso di Breve come un secolo.

Parte la terza edizione del corso di Cinema & Filosofia Breve come un secolo. Anche quest’anno il Dipartimento di Filosofia del Liceo Scientifico G. Rummo propone agli studenti otto appuntamenti con il cinema d’Autore per riflettere su questioni filosofiche servendosi del cinema come strumento didattico. La filosofia viene proiettata: non si tratta del canonico cineforum,né di un uso del mezzo filmico cui la scuola ricorre già da molto tempo (analisi testuale dell’opera, decodifica del linguaggio cinematografico, analogia tra tema del film e contenuti curricolari), ma un tentativo di comparazione del linguaggio filmico a quello impiegato per la teoresi filosofica. La visione che del mondo si ha - il significato che si tende ad attribuire al mondo circostante - viene offerta attraverso il cinema ed i suoi molteplici registri espressivi: ciò rende quest’arte uno specchio dell’epoca, un espediente per ricostruire epoche passate ed una risorsa interpretativa per la vita.

Dunque, dopo le due precedenti e fortunate edizioni, la seconda delle quali ha visto anche la pubblicazione del libro La riflessione pro-VOCATA, si dà appuntamento a martedì 4 febbraio 2015 per l’avvio del nuovo corso, dal titolo Interazioni – Visioni chiastiche di vissuti possibili.

Nutrito anche quest’anno il carnet dei relatori che si avvicenderanno nella presentazione dei film in programma: si va da Amerigo Ciervo (Liceo Classico P. Giannone, BN) a Mennato Tedino (Liceo Scientifico Virgilio – S. Giorgio del Sannio), da Leandro Pisano (Università degli Studi L’Orientale – Napoli) a Gregory Tranchesi (Università degli Studi di Napoli Federico II), ad Antonio Vassallo (Liceo Scientifico E. Fermi – Montesarchio). Non mancheranno Gaetano Panella – responsabile del progetto – e Maria Zarro, del Dipartimento di Filosofia del Liceo Scientifico G. Rummo. Interessanti le tematiche ed i registi selezionati per supportarle: i f.lli Coen di Fratello dove sei? ed il celebre Her di Spike Jonze forniranno lo spunto per un viaggio nella postmodernità; i surreali paesaggi del finto western Dead Man di Jim Jarmusch evocheranno le suggestioni di Ortega y Gasset e Miguel de Unamuno sulla civiltà massificante; le raffinatezze di Wim Wenders e del suo The Million Dollar Hotel consentiranno di affrontare il passaggio heideggeriano dal mensch al da-sein; le complesse relazioni compromesse coglibili nel Disconnect di Henry Alex Rubin serviranno da traino per una incursione nella modernità liquida di Zygmunt Bauman; le ambiguità di John Patrick Shanley e del suo Il dubbio garantiranno un audace confronto tra il Pensiero debole di Vattimo ed il New Realism di Ferraris; i rapporti intensi colti da Alexander Payne in Nebraska guideranno gli studenti nell’approccio fenomenologico dell’empatia secondo Edith Stein. Non mancherà il biopic (Hannah Arendt, di Margarethe von Trotta), pretesto per ricostruire una parte della vita e del pensiero della celebre filosofa tedesca.

Fiore all’occhiello dell’edizione 2014-2015 di Breve come un secolo è la presenza di Umberto Curi, Professore Emerito Università degli Studi di Padova, atteso per il giorno 11 di febbraio per una conversazione con i nostri allievi sul cinema come strumento per promuovere la riflessione filosofica.

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